I saggi di Natale: il momento in cui ogni genitore entra in una dimensione parallela, sedia scomoda e spirito natalizio forzato per chi non crede nel sogno americano del Natale.
Ti siedi in mezzo agli altri adulti con i telefoni puntati cercando di tenere il tuo in tasca e un solo obiettivo in testa: trovare la voce di tuo figlio. E poi succede: l’orchestra attacca (dopo l’introduzione sempre troppo lunga del preside d’istituto): flauti, clarinetti e il coro che occupa tutto il palcoscenico: è una catastrofe sonora.. eppure, come per miracolo, tu la senti: quella voce, quella chitarra, non importa quanto sia stonata o fuori tempo, sai che è di tuo figlio: è una traccia che nessuno tranne te può isolare, una specie di super potere acustico che ti trasforma, per un istante, nel sound engineer della situazione.

Sembra assurdo, ma non lo è: nel caos di suoni, quel timbro particolare si staglia come una luce in una tempesta; lo senti e, per te, è perfetto; certo, se lo chiedi al vicino, ti dirà che è solo un rumore in mezzo al casino, ma che importa? Per te, è il rumore. Ed è qui che accade la magia: non perché la musica sia buona (spoiler: non lo è), ma perché sei riuscito a catturare qualcosa di unico, di speciale; è come quando un produttore musicale, in mezzo a tracce grezze e suoni scadenti, trova quel riff, quel verso che gli fa pensare: “Ecco, è qui che dobbiamo andare”. L’ascolto selettivo non è una tecnica, è un atto di fede, è il motivo per cui ogni genitore, seduto su una sedia scomoda, si trasforma in un piccolo genio della produzione: non importa se il flauto suona come una frenata d’emergenza o se il tamburo si perde ogni tre battute: tu hai trovato quello che cercavi.
E sai cosa? È la stessa cosa che accade nei grandi dischi: i produttori, gli artisti, non cercano la perfezione, cercano quel dettaglio che spacca, quel suono che ti fa fermare tutto, perché la musica non è mai oggettiva: è caos organizzato, è soggettività pura.
Alla fine, il concerto di Natale non è un capolavoro, ma è il momento in cui il genitore diventa il sound engineer che isola il suono più importante della serata: quello che lo fa sentire vicino a suo figlio, e questo, credimi, vale più di qualsiasi mix perfetto.