Anche Kurt Cobain usava l’autotune

L’autotune è diventato il simbolo della musica pop e trap di oggi, eppure molti lo guardano ancora con sospetto, come un “mostro” da evitare; eppure, chi critica l’autotune dimentica che anche negli anni ’90 esisteva un “mostro” di tecnologia: il Boss DS-1: il distorsore che faceva sembrare le chitarre di Kurt Cobain delle vere e proprie motoseghe.


Oggi, come allora, il problema non è tanto lo strumento, ma come lo si usa; il DS-1 non era il “male”, era un mezzo per esprimere un suono unico, lo stesso vale per l’autotune.
Dal punto di vista tecnico, il Boss DS-1 e l’autotune hanno una cosa in comune: entrambi alterano il suono in modi ben precisi: il DS-1 modifica la forma d’onda del segnale della chitarra, amplificando armoniche distorte per ottenere quel suono ruggente tipico del grunge; l’autotune, invece, agisce direttamente sul pitch della voce, correggendone le altezze o applicando un effetto stilizzato che può fare sembrare una voce artificiale, ma perfetta.
In entrambi i casi, si tratta di manipolare il segnale per ottenere un effetto che caratterizza il brano, ma il risultato dipende da quanto consapevolmente lo si usa.

nevermind


Molti musicisti oggi usano l’autotune come una bacchetta magica per correggere le imperfezioni vocali, è il “superpotere digitale” di chi non vuole preoccuparsi della tecnica vocale; ma, come con il DS-1, l’autotune è solo uno strumento: può migliorare una performance o appiattirla, dipende da come lo usi.
La magia non sta nel plugin, ma nell’idea che ci sta dietro.

Nel corso degli anni, ho visto decine di ragazzi, ora adulti, che hanno avuto il pedale arancione di Cobain, pensando che bastasse per “fare grunge”, ma neanche allora è stato così facile: il suono di Cobain era l’insieme di una tecnica personale, un’attitudine unica e una gestione consapevole dei suoi strumenti; non bastava emulare i pedali, e non basta usare l’autotune per emulare il suono pop o trap del momento.

Se guardiamo da un punto di vista tecnico, l’autotune e il distorsore lavorano su principi diversi ma simili: entrambi alterano la forma originale del suono per ottenere un risultato che esprime qualcosa di unico, ma mentre la distorsione aggiunge una “rugosità” al segnale, il pitch correction lavora sulla purezza del suono; entrambi i processi sono manipolazioni artistiche del suono, ma devono essere usati con consapevolezza, altrimenti rischiano di diventare tecniche vuote.
In fin dei conti, come ci ha insegnato Kurt Cobain, la vera magia non è nel trucco, ma nell’essenza.
Non temete l’autotune, ma usatelo con lo stesso spirito di chi, con un distorsore, ha saputo creare qualcosa di indimenticabile.

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